Opere in cui poetiche visioni si trasformano in immagini, come fantasmi, che prendono forma, ora posandosi su tela, ora occupando lo spazio. Hanno vagato a lungo per menti e accadimenti, tra intime debolezze ed inaspettati eventi del tempo dell’umano. Ora sono là, su quella tela, a provocare la nostra immaginazione. Affidarsi unicamente al potere taumaturgico del fare arte, per necessità e vocazione, tra rassicuranti pareti, per Carmelo non è più sufficiente.
E’ forte il bisogno di comunicare, gettare ponti, dialogare, vuotare quel troppo pieno che intimamente occupa spazi e tarpa le ali a qualsiasi desiderio di libertà.
E’ forte il bisogno di sentirsi libero, dentro, di creare spazi salvifici da riempire, fosse anche solo di silenzi da ascoltare o parole da interpretare.
Eccole, le opere, quel palcoscenico dove rappresentarsi, dove mettere in scena l’altra verità, quella di cui è portatore.
La verità dell’artista, la verità che imbriglia la mente, esorcizza paure, alimenta speranze, ora è là, su quel palcoscenico, ed invita chiunque a cimentarsi in rischiose scoperte ed iniziare un viaggio … quel viaggio al finestrino di un treno, bombardati da immagini ipnotiche e inarrestabili che i nostri occhi divorano avidamente, finché, all’improvviso, un riflesso sul vetro ci mostra un viso, il nostro … da quel vetro alla tela, nitido nei colori, nel segno, un colpo al cuore.
E’ il momento di ascoltarla quella voce che ci sussurra dentro, è la nostra.
Moreno Mondaini
Nel 2017, sbagliando strada, in centro a Rimini, si imbatte in una galleria d’arte ed entra, raccontando per la prima volta della sua arte. Carmelo Chiloiro è nato nel 1953 a Taranto dove si diploma al Liceo Artistico Statale per poi iscriversi alla facoltà di Architettura di Genova, ma non termina gli studi.
Risale all’inizio degli anni '80 la sua prima mostra personale in cui la critica lo definisce essere “una tra le più promettenti voci della nuova pittura italiana", riconoscendo alle sue figure validità tecnica ed efficacia comunicativa. "Le sfaccettature dell'animo umano si annidano dietro ogni colore e le forme in cui vengono racchiusi i molti livelli cromatici diventano luoghi in cui poter abitare e incontrare se stessi e gli altri”.
La ricerca di se stesso e di un luogo, altro, dove potersi affermare, lo porta ad attraversare la vita tra ricerca, ribellione ed eccessi. E’ poco dopo una sua personale, che depone diverse opere nel cassonetto dell’immondizia sotto casa e passa il pomeriggio, la notte, sul balcone, per vedere chi si avvicina alle sue tele e quale sceglie di portare via. Gli eccessi, innumerevoli, lo accompagnano, fino ad una soglia oltre la quale poteva esserci o il vuoto o una nuova vita. Gli è chiaro come gli eccessi abbiano esaurito ogni stimolo creativo, favorendo un appiattimento letale. Trentenne, con moglie e figlio, si trasferisce sulle colline riminesi dove cerca e trova una nuova strada, che sceglie di condividere con chi ha bisogno di ritrovare un senso. Complice una separazione inattesa, si apre una nuova fase artistica e le tele, dopo essere state chiuse in un container per oltre 20 anni, escono allo scoperto e nuove ne vengono create.
Lasciata quella penombra, per tanti anni custode rassicurante di un'esigenza fisiologica di dire senza parole, le sue opere muovono i primi passi sotto una luce forse fastidiosa ma necessaria, continuando a raccontare per rendersi visibili a noi, osservatori estranei. Un figlio sempre accanto, una compagna ed una figlia arrivate dal presente, supportano questo racconto artistico che dovrà misurarsi con un cambiamento sensoriale progressivo ed una focalizzazione sempre più periferica e indefinita.
Sono del 2018 le sue prime sculture, modellazione in cui si cimenta per testare la sua nuova capacità artistica, “ creare oltre le ombre“.