La testimonianza e la memoria più vera dell’andare,
con le sue partenze, i suoi arrivi, i suoi tracciati,
non sempre è quella immediata degli occhi o dell’obiettivo fotografico.
E’ necessaria una dimensione, altra, che parli della realtà usando un linguaggio, altro, più emozionante e visionario.
Questo linguaggio è quello dell’arte.
Con le sue intuizioni ed il suo immaginario, aiuta a vedere quella stessa realtà da altri punti di vista,
fautori di altre comprensioni.
Questa è l’ambizione delle opere esposte, create da artisti di varia formazione e storia,
che si emozionano nel raccontare paesaggi e varia umanità.
Artisti, dal forte sentire, che raccontano di luoghi conosciuti o semplicemente immaginati.
Opere visionarie si relazionano così con opere di fanciullesca e disarmante creatività.
L’esposizione, corollario e compagna di strada dell’iniziativa ciclo/solidale I ride for Africa,
è metafora dell’andare stesso, delle sue motivazioni, della sua percezione del paesaggio.
Così, alla fatica, alla passione ed all’impegno sociale raccontati da chi è andato pedalando,
si sostituiscono, ora, i racconti di chi va creando, complice il pennello, la matita, il pastello o la materia stessa.
Artisti con le loro opere da una parte, ciclisti con i loro tracciati tra montagne,
vallate e città, dall’altra, raccontano, ognuno a proprio modo, la bellezza del paesaggio,
naturale o artistico che sia, oltre l’idea stessa dello spazio e del tempo, come immagina Oriani:
“ la bicicletta siamo noi che vinciamo lo spazio e il tempo: soli senza nemmeno il contatto con la
terra che le nostre ruote sfiorano appena “ (“ bicicletta “ di Alfredo Oriani - 1852/1909).
L’arte, come il pedale, aggrega appassionati compagni di strada, li porta lontano, libera la mente
e lascia spazio a nuove immagini, nuovi orizzonti, nuove conoscenze.
Un’Italia storicamente divisa, sembra ritrovarsi unita nella condivisione di impegni civili
e passioni forti, verso cui attivare energie da spendere in iniziative con al centro l’amore per l’arte, per gli altri.
Non è un caso l’accostamento arte/bicicletta.
Ambedue muovono e commuovono il profondo del nostro cuore e ci riportano
a quel tempo dell’infanzia in cui possedere una bicicletta significava autonomia e libertà di movimento,
come disegnare con la matita o creare con il pennello significava conoscere, conoscersi.
Il curatore
Moreno Mondaini