Le opere esposte trasmettono una malinconia,
conscia o inconscia non importa, che sembra appartenere al destino di ciascuno di noi,
specie se artista.
E’ quella malinconia che oscilla tra l’apparire e l’essere,
consapevolezza che se quel che appare non è, lo potrebbe diventare rimettendosi al lavoro.
Destino all’umanità è il dondolarsi tra l’apparire e l’essere senza troppo preoccuparsene.
Ed è così che la visionaria lunghezza espositiva,
la romantica evanescenza del ricordo e l’inquieta ricerca di una dimensione altra,
fanno di Davide Grassia, Maria Grazia Morri e Simona Casadei gli interpreti, artisticamente ideali,
di quella ricerca interiore che ci potrebbe fare star meglio e che spesso non vogliamo o possiamo riconoscere.
Una Esposizione ricca di spunti e riflessioni su come l’arte possa anche ricondurci
ad una essenza che tendiamo presuntuosamente a snobbare.
il curatore
Moreno Mondaini