La proposta espositiva vuol essere una riflessione sull’efficacia del disegno, dell’arte in generale, nel tracciare e raccontare profili complessi, siano profili umani o naturali, visionari o figurativi.
Il profilo, tema dell’esposizione, è quello della donna, della sua intimità e fisicità e di come affronti, oggi, l’atavica guerra, mai apertamente dichiarata, contro il suo corpo, la sua integrità e libertà fisica, intellettuale.
A raccontarcelo sono tre artiste.
Si chiamano Irene Podgornik Badia, Susanna Beverini e Maria Giulia Terenzi, tre donne differentemente visionarie per storia, linguaggio artistico ed aspettative.
Raccontano della loro condizione di donna, della consapevolezza di essere portatrici di pensieri forti e grandi storie, coinvolgenti ed avvincenti come ogni storia di parte.
Irene, con la forza delle sue incisioni, segna una visione della natura in cui si riconosce per la tenacia e resistenza del suo inarrestabile fare quotidiano.
Susanna, con la sua originalissima pittura cucita, esplora e mostra un’intimità segnata da lacerazioni e timori che prova a ricucire e superare grazie alla ritrovata consapevolezza di sé.
Maria Giulia, con l’abilità che le è propria nel segnare e manipolare la materia, è alla ricerca di un rapporto privilegiato con la Natura, la Grande Madre capace di generare e pronta a sostenere ed accogliere.
Sono artiste visionarie e libere, determinate a creare e combattere per affermare la libertà di essere donna.
Sono artiste che hanno ben chiara, nelle loro opere, la drammaticità, ma anche la serenità, di un percorso artistico, dove il giorno e la notte, la luce e il buio, la gioia e il dolore, l’inizio e la fine, si possono toccare e fondere in quell’attimo di infinito in cui nulla può più stupire la loro mente.
Menti libere, ogni giorno pronte a ricominciare…
Moreno Mondaini
Irene Podgornik Badia, nelle sue incisioni, scava fuori e dentro di sé, trasformando le lastre in campi di battaglia dove i segni sembrano inseguirsi, sovrapporsi, sopraffarsi, nella continua ricerca di un punto di equilibrio.
In questa battaglia ha tale consapevolezza della maestosità di ciò che sta facendo, con il corpo e la mente, che identifica il suo profilo di donna con quello di una montagna che le sta di fronte.
In quella montagna, imponente, immutabile e quindi rassicurante, vede la stessa forza, la stessa resistenza del suo corpo di donna.
Susanna Beverini, intreccia pittura e cucitura utilizzando tessuti all’origine non colorati. Ciò che sorprende è come riesca a trasformare intrecci di pennellate e cuciture in opere che disegnano emozioni, rabbie, lacerazioni e malinconie. Rivoluzionario è questo suo racconto di donna perché lo fa stravolgendo l’uso di materiali e tecniche, storicamente confinate nel ruolo di genere spesso assegnato alla donna.
Maria Giulia Terenzi subisce la fascinazione della materia. La manipola, la incide, la colora, quasi a volerne tirare fuori un’anima in cui immergersi e riconoscere.
Le sue opere delineano profili che indagano il suo rapporto con il territorio, ora con il corpo di una donna, maestosa come una montagna, Grande Madre capace di generare e di ricucire ataviche lacerazioni.
Ora con le tracce di un labirinto univiario dal percorso circolare tra periferia, centro e viceversa. Ora con la fitta trama di linee epidermiche che si sovrappongono a quelle di una superficie terrestre con cui è possibile fondersi.
Moreno Mondaini